Nato a Giardini, ha trascorso l'infanzia a Misterbianco. Ora vive e lavora a San Pietro Clarenza dove ha il laboratorio

Salvo Mangano, tutta una vita dedicata ai "pupi" siciliani

  Era la meta degli anni Cinquanta. Lui aveva i pantaloncini corti e il cappottino quando frequentava l'arena "Aurora" di via Dei Vespri. Salvo Mangano oggi ha 64 anni: è un grande conoscitore dell'arte pupara, dei "manianti" e dei "parraturi". Ha dedicato un'itera vita alla passione per il mondo dei pupi siciliani. "Nonostante il tempo sia trascorso - racconta Salvo Mangano - l'amore che provo per i pupi è lo stesso di quando li ho visti per la prima volta e farse oggi è un'emozione ancora più grande". Mangano è nato a Giardini Naxos ma ha vissuto la sua infanzia a Misterbianco. Oggi abita a San Pietro Clarenza.

  Accanto alla sua casa natia c'era un teatrino dell'opera e, ogni sera, il fratello maggiore lo portava a vedere lo spettacolo. Ne rimase così affascinato che il fratello, per accontentarlo fu costretto a costruire pupi di latta, con le teste fatte di creta.

  A Misterbianco, ha trascorso l'infanzia e gli anni dell'adolescenza. Abitava in via San Giuseppe, quartiere Manganeddi, dove il padre, maresciallo della Guardia di Finanza, aveva comprato casa.  Si divideva tra il gruppo parrocchiale della Matrice e quello di San Nicolò con Padre Cannone. La passione l'ha "rubata" nella sala misterbianchese di via dei Vespri e nei laboratori dei pupari catanesi."-Tra i miei maestri - racconta - ci sono Turi Faro e il suo teatro in via Forlanini, Nino Insanguine in via Ventimiglia, il teatro dei Laudani in via Plaja, il teatro Stella di don Sebastiano Russo, don Biagio Mirabella a San Cristoforo; i Chiesa a Misterbianco, nel caseggiato Duscio, a Cibali i fratelli Napoli. I vecchi "parlatori" Mannino e Biagio Sgroi del teatro di Napoli hanno ispirato le voci dei pupi".

  A 25 anni, Salvo Mangano realizza il suo primo teatrino: pupi di latta, personaggi cristiani e pagani, Orlando, Angelica, Gano di Magonza. Oggi sono più di 150, tutti realizzati con le proprie mani, con i materiali classici: ottone e rame per le armature: legno per  le teste, i busti e lei gambe; velluto e raso per i "vestimenti"; ferro per le aste e le spade. "Il legame tra il pupo e il puparo è indissolubile - spiega - l'uno non può fare a meno dell'altro. In genere è il puparo che realizza i pupi, che li  vede nascere, crescere e che alla fine gli dà un'anima". Tutti i pupi di Mangano hanno preso forma nel piccolo laboratorio di San Pietro Clarenza, dove ha sede anche l'associazione culturale "Il Paladino" che dirige. Rinaldo è il suo personaggio preferito "perché è un uomo libero, intelligente, scaltro, ribelle e sensibile al gentil sesso". E' con grande rammarico che Mangano conclude il suo racconto: "Quello del puparo è un'arte destinata a scomparire. Manca il sostegno delle istituzioni che non curano abbastanza questo spettacolare patrimonio culturale. Non ci sono scuole attraverso cui sarà  possibile tramandare la cultura dei pupi e dei pupari".

Francesca Aglieri Rinella