TRADIZIONI: I PUPI SICILIANI

La Sicilia, porto d'approdo di molte civiltà che si sono susseguite nel corso dei secoli, è ricca di tradizioni, usi e costumi popolari che la rendono unica nella sua originalità. I miti e le leggende sembrano radicarsi in un ambiente isolano pieno di esaltante fascino e di elettrizzante magia: dei. semidei, giganti, strani animali sorgono dalla fantasia del racconto di chi, scrittore, diventa "cantastorie" per dare senso a una realtà oscura e impenetrabile. In Sicilia, dove i colori sfavillano ai raggi del sole, gli odori sono forti e le acque cristalline sgorgano dai fianchi del maestoso Etna per fondersi nel mare luccicante e azzurro, fra realtà e fantasia nasce una delle tradizioni più genuine del popolo siciliano: "L'opera dei Pupi".
  Le leggende carolingie, con la "Chanson de Roland", introdotte dai Normanni nell'isola durante il dodicesimo secolo, sono state il primo materiale a cui si attinse elaborando la tematica puparesca, dalla quale trassero ispirazione i "Cuntastorie" e dopo i "Pupari" nell'Opera dei Pupi.
  Nel corso della dominazione normanna, nel 1200, che introdusse l'epica cavalleresca - non dimentichiamo che i Normanni sono francesi e che le origini dell'epopea cavalleresca sono schiettamente francesi - i giullari siciliani cominciano a conoscere e apprezzare le "Gesta di Carlo Magno e dei Paladini di Francia", tanto da assimilarle e farne materia propria.
  Così le storie trattate dal puparo sono derivate dal Cuntastorie, che a sua volta le ha tratte dai Cantori popolari, i quali le hanno trasmesse ai poemi cavallereschi del quattrocento e del cinquecento, vedi "I Reali di Francia" di Andrea da Barbarino, l'"Orlando Innamorato" del Boiardo, il "Furioso" dell'Ariosto e "Morgante" del Pulci.
  Se si vuole rappresentare il tutto in chiave teatrale, possiamo dire che abbiamo già il "copione" ma mancano ancora gli attori, in questo caso i "pupi" che conosciamo nelle loro splendide armature. Il mito è il figlio dell'invenzione, ma, per vivere non basta la parola: solo la rappresentazione lo rende presente fra gli uomini. Il mito epico-storico in Sicilia viene reinventato e vissuto tramite "Pupo". In un ambiente che non è quello originario, dove assume caratteristiche che il popolo sceglie per esso e per sé.
  Il pupo armato è dovuto a importazione spagnola. Gli originari "Titeres" della rinomata Castiglia giunsero per la prima volta in Italia nel 1646, in occasione della venuta a Napoli del Viceré Don Rodriguez Ponce de Leon Duca d'Arcos. L'insurrezione di Masaniello leva però al "Pupo" quella vernice aristocratica per divenire definitivamente "elemento popolare prediletto dal popolino". Nel teatro di "Donna Peppa" - chiamato "Stella Cerere" - si dà nel 1859 la storia dei "Reali di Francia". Come spettatore interessato vi è anche Giovanni Grasso, originario di Aci Catena, che dalla Sicilia si trova a Napoli per sfuggire alla dogana borbonica: si dice che dopo l'Unità d'Italia ritorna da Napoli in Sicilia con un carico di "Pupi", che era riuscito a comprare in uno di quei teatrini napoletani, e che la sera del 12 gennaio 1861 a Catania in via Garibaldi all'angolo della Piazza Mazzini abbia inaugurato il suo teatrino con la sensazionale storia di "Orlando".
  Si è parlato quindi del "Pupo armato" cosi come appare per la prima volta in Sicilia e come abbia mosso i suoi primi passi nei teatrini catanesi. Ma esistevano già i pupi tanti secoli fa in Sicilia? La risposta è affermativa perché la storia del pupo sembra antichissima.
  Come marionetta risale al periodo greco (Neurospata). Alcuni siracusani furono celebri nel costruire e far muovere marionette al tempo di Socrate e Senofonte e poi, in epoca romana, oggetti in legno detti "Simulacra". Ma per vederlo come si è detto in tutto il suo splendore, bisogna proiettarsi avanti nel tempo di molti secoli.
  Non importa se racconta una storia francese o proviene armato dalla Castiglia, l'importante è riuscire ad assumere tutte le caratteristiche, le usanze e i modi di vita di un popolo - quello siciliano - che si vede rappresentato sulla scena attraverso i suoi eroi. I Paladini nascono in Sicilia perché qui sono radicati più che altrove i valori di pura cavalleria, libertà e giustizia e amore per il prossimo bisognoso. Sono proprio le classi sociali più povere a frequentare i teatrini spesso fatiscenti dove agiscono i pupi, per vivere e provare con loro sensazioni ed emozioni di rivalsa e riscatto che solo gli amati personaggi dell'"Opera" sanno dare, in un ambiente saturo di fumo e dagli odori acri, in cui le battaglie tra eroi cristiani contro pagani diventano cruente. I tradimenti di Gano e Magonza, le imprese di Rinaldo (tanto amato dalla gente perché uno di loro), l'orgoglio e la forza di Orlando, le streghe, i maghi, i draghi, i giganti: tutto contribuisce a formare un'atmosfera incantata. Di tanto in tanto, il venditore di semenza e di ceci abbrustoliti decanta la sua merce in un tripudio di "evviva" per l'ultima conquista di Rinaldo. I pupi dunque diventano l'espressione dell'animo ingenuo del popolo siciliano, abile nel gestire e teatralizzare la sua vita di ogni giorno. Il puparo risulta un grande artista che fabbrica i suoi personaggi e le scene, dando la voce ai pupi con diverse tonalità - siano essi vecchi, giovani traditori o eroi - e avvalendosi per le voci femminili di una donna, il più delle volte la moglie, detta "Parlatrice". L'animazione toccava ai 'Manianti", straordinariamente abili nel muovere i pupi secondo quanto diceva il "Parlatore", creando un tutt'uno tra la parola e il gesto. I combattimenti invece venivano scanditi dal rumore di uno zoccolo di legno, posto sul piede destro, sbattuto ritmicamente su un'asse dove agivano "Manovratori".
  Un mondo fantasmagorico pieno di colori, piume, velluti e metalli luccicanti, una scatola magica che all'alzarsi del sipario mostrava l'inizio di un'avventura travolgente, di una storia appassionante che si rinnovava sera per sera, per un appuntamento immancabile in cui i sogni e le realtà spesso amare della vita venivano stampate in un "credo" e in una fede, che andava di gran lunga al di là del fantoccio.
Salvatore Mangano

Teatro Opera dei Pupi "Il Paladino" Salvatore Mangano, "puparo" e profondo conoscitore e appassionato dell' "arte pupara" dalla più tenera età è direttore e capocomico dell' Associazione culturale il Paladino, la cui compagnia teatrale ha effettuato ed effettua spettacoli in tutta la Sicilia e oltre lo Stretto in occasione di sagre e manifestazioni, riscuotendo sempre un lusinghiero successo. Il repertorio della Compagnia si avvale di antichi canovacci, tramandati da varie generazioni di pupari che comprendono: La storia di Orlando e dei Paladini, l'Erminio della stella d'oro, Uzeta Catanese, Storia dei Crociati, Storia Greca, Vita dei Santi con la nascita del Bambin Gesù ed altre storie.

 Per contatti: Associazione Culturale Paladino v.le Europa 50/B3 - San Pietro Clarenza (CT)

tel. 095520717 web: http/web.tiscali.it/ilpaladino

 e-mail : manganosalvo@tiscali.it