NICOLOSI. Alla villa comunale si è chiusa la rassegna teatrale sull'opera dei pupi

Mangano rispolvera "La morte di Don Chiaro"

(spri) Si è svolta alla villa comunale di Nicolosi la rassegna di pupi siciliani «La morte di Don Chiaro» tratta da uno dei più noti ed emozionanti episodi della «Storia di Orlando». La manifestazione teatrale, messa in scena dalla compagnia «Il Paladino», è stata preceduta dall'introduzione di Salvatore Camilleri, famoso sicilianista, tra i massimi conoscitori della materia. «L'Opera dei pupi» rientra tra le manifestazioni estive organizzate dall'amministrazione comunale nel Parco cittadino . «Hanno ragione — afferma Nuccio Mangano, uno dei «pupari parlatori» — quanti affermano che il pubblico oggi ha "fame" di questi spettacoli». Il riferimento è senz'altro rivolto a Catania dove non esiste ancora un «Teatro stabile dei pupi», malgrado i proclami della passata Amministrazione e le iniziative, peraltro scarse, di quella attuale. Ma veniamo alla manifestazione svoltasi a Nicolosi, segnata dal ricordo per la recente scomparsa di Salvatore Faro (U' Lumaru) uno degli ultimi pupari rimasti delle passate generazioni, che non ha affatto tradito le attese. Gli animatori de «Il Paladino», un'associazione nata una decina di anni fa dalla passata esperienza degli esperti pupari «F.lli Laudani» e che vanta già un ottimo curriculum artistico maturato non soltanto in Sicilia, ha messo in scena uno dei capolavori più impegnativi dell'arte puparesca: «I.a morte di Don Chiaro», cavallo di battaglia di tante compagnie tra cui i Crimi, i Grasso, gli Insanguine e i F.lli Napoli. «Il mio maestro è stato Biagio Sgroi ottantatreenne puparo catanese», afferma Salvo Mangano, 54 anni, quarantacinque dei quali passati tra pupi e scannappoggio, «il nostro intento è quello di portare avanti questa tradizione che per mancanza di ricambio generazionale rischia di scomparire. E' vero - afferma l'artista che oltre a far "parlare i pupi" è anche coordinatore responsabile del sodalizio - è finito il tempo in cui i pupi venivano trasportati nei carretti o lucidati con sabbia e limone, noi però testardamente, nel rispetto delle tradizioni vogliamo continuare a utilizzare canovacci originali e avvalerci dell'opera preziosissima di maestri artigiani del calibro di Gino Foti per la costruzione dei pupi e delle scene, e di Mario Isaia unico "maniante" rimasto della vecchia generazione dei pupari». Oltre ai citati animatori, segnaliamo Santo Saia, Fabrizio Mangano e Orazio Foti; Lorenzo Salomone, direttore di scena; Salvo e Sandro Mangiagli per le luci e le musiche.