Le storie cavalleresche a dispense

Scrittori di antiche dispense

Giuseppe leggio


 Giuseppe Leggio
 Storia di Trabazio imperatore di Costantinopoli e dei suoi valorosi figli Febo e Rosaclerioco.
 Parte prima
 Palermo Giuseppe Leggio editore 19..

   Il "Trabazio" (ci scusiamo di non poter presentare l'immagine del frontespizio) si compone di due parti.
   La prima parte ha 27 dispense, XXXIX capitoli e 432 pagine. La seconda parte riprende la numerazione dal capitolo I (XXXV in tutto) ma continua la numerazione delle dispense (dalla 28.esima alla 52.esima) e delle pagine, da pag. 433 a pag. 824. Le dispense vennero stampate nella Tip. Settimana Commerciale Via San Cristofaro, 36.
   Ecco il frontespizio della seconda parte:



 Il Chiarimonte
 seguito all'Istoria di Trabazio imperatore di 
 Costantinopoli - parte seconda


   La xilografia del frontespizio riporta la didascalia Incanti della maga Albertina. Chiarimonte pugna con un gigante e viene percosso a tradimento da un cavaliere e disperde Lindambrina .
   Ogni dispensa è arricchita da una xilografia con didascalia. Tutte le dispense costavano 10 centesimi.
   Nella nota ai lettori Leggio spiega La storia del Trabazio è tradotta da antiche pergamene che trattavano l’istoria intera, e perciò molto diversamente [da quella] pubblicata dal Camarda, perchè costui lasciò … avvenimenti che pure danno diletto ai lettori.

   Il palermitano Giuseppe Leggio (1870-1911) fu autore ed editore.
   Secondo il professor Li Gotti “Il Leggio pubblicò, parte “invenzioni” sue, parte “rifacimenti”, un ciclo di storie paladinesche che vanno dalla caduta di Troia alle Crociate, e cioè … il Guido Santo e i discendenti di Carlo Magno séguito della Rotta di Roncisvalle; il Dolores e Straniero, séguito del Guido Santo, e il Rinaldino emulo di Guido Santo, séguito di Dolores e Straniero; la Gerusalemme Liberata, séguito all’Emulo di Guido Santo. Inoltre la Istoria di Trabazio con il séguito cioè la Storia di Guelfo di Negroponte tratta da una “invenzione” di Gaetano Crimi; il Chiarimonte, séguito all’Istoria di Trabazio; l’Istoria di Guerino detto Meschino e dei suoi valorosi figli Peleone, Orcane e Orosmane, la Storia di Orsone e Valentino, quella di Palmerino d’Inghilterra, Azaleone il bastardo séguito all’Erminio della Stella d’oro, Alessandro Magno, il Calloandro fedele “rifatto”, il Rosaclerio e l’Istoria di Drusiano del Leone “rifatta”. Lasciò incompiuti Polendo, séguito del Palmerino; l’Istoria del valoroso cavaliere Platir, séguito del Polendo; Primaleone imperatore; Il Cavaliere Flortir, séguito di Primaleone; Il Figlio di Fulgenzio Polisman; Il cavaliere dall’ardente spada; Almadis di Grecia; Gustavo V re di Spagna e Lorenzo il sagrestano; Cladimiro e Pantaleo, e Il Signor Nicola di Schepis. Inutile dire che non erano tutte “invenzioni” sue bensì opere pubblicate nel ‘500, elencate dal Tosi nella sua bibliografia dei romanzi cavallereschi; il Leggio lo riconosce affermando talvolta nelle brevissime prefazioni di aver dovuto fare non poche ricerche nelle più antiche biblioteche.(pag. 115-116).

   Cerchiamo di capire a quali libri si sia ispirato il Leggio, incrociando i titoli del libro di Gaetano Melzi (Bibliografia dei romanzi e poemi cavallereschi, Tosi, Milano, 1838) per via lo ritinen del Tosi per via delle sue correzioni e ampliamenti, del resto autorizzate dal Melzi) con il moderno catalogo ICCU, quello della Biblioteca Nacional de España (abbreviata in BNE), quello della Bibliothèque nationale de France (abbreviata in BNF) e quello della Biblioteca Nacional de Portugal (abbreviata in BNP).
   Un lavoro di non poco conto e di non poco impegno e che ha messo in rilievo alcune interessanti sorprese.

1) L’Istoria del valoroso cavaliere Platir.
   Il titolo originale è Crónica del muy valiente y esforçado cavallero Platir, hijo del invencible emperador Primaleón, pubblicato a Valladolid nel 1533 in forma anonima. (1)
   In italiano è stato pubblicato con il titolo Historia del invito cavalliero Platir figliuolo de l’Imperatore Primaleone pubblicato a Venezia dallo stampatore Tramezzino nel 1548 (in ottavo).
Diverse le edizioni successive:
- La seconda parte et aggiunta novamente ritrouata al libro di Platir, Venezia, Tramezzino 1560, in ottavo.
- In due volumi stampati a Venezia da Alvise e Domenico Giglio, nel 1550, in ottavo.

2) Il Cavaliere Flortir
   Probabilmente anche questo è tratto da un originale spagnolo ormai disperso.
   In italiano è stato stampato con il titolo La Historia dove si ragiona de i valorosi e gran gesti et amori del cavallier Flortir, fligliuolo dell'Imperator Platir, Venezia, Tramezzino, 1554, in ottavo.
Edizioni successive:
- Stessa edizione stampata dal Tramezzino nel 1560.
- Libro secondo del valoroso cavallier Flortir, Imperador di Costantinopoli, Venezia, Tramezzino, 1560, in ottavo.

3) Drusiano dal Leone.
   La prima edizione in italiano:
- Drusian dal Lion elqual tratta dele bataglie dapoi la morte di paladini & de molte & infinite battaglie scrivando damor et di molte cose bellissime pubblicata a Venezia da Baptista Sessa nel 1504;
- Diverse le edizioni successive anche con titoli leggermente diversi Incomincia il libro de Drusian dal Leone & tratta in questo primo canto come Gallerano & Organtino poseno lasedio a Roma & a Parise da poi la morte di paladini. Et come Polisena dala zoiosa guarda ando per soccorso al reame dela stella, Venezia, Melchior Sessa e Piero Rauani, 1516;
poi l’edizione veneziana di Bartholameo & Francesco suo genero, nel 1555; quelle di Alessandro de Viano del 1562 e 1576; quella veneziana di Francesco Ginammi nel 1663.

4) Palmerino d’Inghilterra
   La BNP attribuisce l’opera al portoghese Francisco de Moraes. La più antica pubblicazione portoghese è del 1567 e porta il seguente titolo Crónica de Palmeirim de Inglaterra.
    La versione spagnola (in due libri stampati a Toledo nel 1547-48) porta il titolo Libro del muy esforzado caballero Palmerín de Inglaterra hijo del rey don Duardos
    La prima edizione italiana è stampata in tre libri con il titolo Palmerino d'Inghilterra figliuolo del Re Don Duardo, nel quale si raccontano molte sue prodezze. Venezia, Francesco Portonarìs, anni 1554-55, in ottavo.
Molte le edizioni successive dello stessso Portonaris nel 1567, poi di Giacomo Bendolo nel 1584 e di Lucio Spineda nel 1609.

5) Palmerino d'Oliva.
   In italiano è stato pubblicato con il titolo Historia del valorosissimo Cavalliere Palmerino d'Oliva. Di nvovo tradotto nell'idioma italiano, Tramezzino, Venezia, 1544, in ottavo.
Edizioni successive, nel 1552, 1558 e 1560 (sempre dello stampatore Tramezzino), da Domenico Farri nel 1573, da Pietro Marinelli nel 1585, da Marcantonio Bonibelli nel 1597, etc.

6) Primaleone
   Citiamo il libro di Ludovico Dolce dal titolo Primaleone figliuolo di Palmerino. Stampato a Venezia dai fratelli Sessa nel 1562, in quarto.

7) Polendo Historia delle gloriose imprese di Polendo figliuolo di Palmerino d'Oliva, & di Pompide figliuolo di Don Duardo Re d'Inghilterra. Pur hora tradotta dal Spagnuolo in lingua Italiana per M. Pietro Lauro. Stampato a Venezia dai fratelli Giglio nel 1566, in ottavo.
   Il libro vennee ristampato da Lucio Spineda nel 1609. Lucio Spineda lo ristampò in Venezia nel 1609, in ottavo.

8) Storia di Orsone e Valentino
   Titolo originale in francese Valentin et Orson - L'Histoire des deux chevaliers Valentin et Orson, enfans de l'empereur de Grece, et neveu du roy de France Pepin, contenant les gestes et proesses d'iceux contre les sarrazins stampato da P. Rigaud nel 1605.
   In italiano è stato pubblicato con il titolo Historia de i due nobilissimi et valorosi fratelli Valentino et Orsone Figliuoli del Magno Imperatore di Costantinopoli et nepoti del Re Pipino. Nella quale si contengono molti et varii soggetti d'arme , et d'amore. Tradotta nuovamente di lingua Francese in Italiana, stampato a Venezia da Vincenzo Valgrisi et Baltessar Costantini nel 1557, in ottavo.
Edizioni successive nel 1558 e 1611.

8) Il cavaliere dall’ardente spada
   Un traccia probabile ho trovato nella HistoriA di Amadis di Grecia Cavallier dell'ardente spada, stampato a Venezia da Tramezzino nel 155o, in due volumi in ottavo. con ristampe successive.

9) Polisman
   Probabili tracce sul Polesman si trovano nel libro Historia del valoroso Cavallier Polisman Novamente tradotta di lingua Spagnuola in Italiana stampato da M. Giovanni Mirandoleni a Venezia nel 1573, in ottavo.

10) Almadis di Grecia.
   Dovrebbe trattarsi di Amadis e non Almadis come scritto dal Li Gotti. Troviamo, infatti, un HistoriA di Amadis di Grecia Cavallier dell'ardente spada stampato a Venezia da Tramezzino nel 1550 in due volumi in ottavo.

11) Rotta di Roncisvalle
   La Rotta di Roncisvalle, dove mori Orlando con tutti li Paladini. Nuouamente stampata & ricorretta stampata da Giovanni Baleni nel 1590, in quarto.


   Abbiamo volutamente tralasciato titoli come La Gerusalemme liberata, Guerin Meschino, perché testi facilmente collegabili ai noti originali. Di altri titoli daremo notizie nei prossimi aggiornamenti.

   Dalle parole del professor Li Gotti, dalle ammissioni di Giuseppe Leggio e da questo mio studio preliminare, è facile capire come bisogna andar cauti nella attribuzione della paternità di questi testi a dispense (anche in presenza di nomi sul frontespizio) e, di contro, come sia stato facile sfornare titoli su titoli senza curarsi di menzionare opportunamente e doverosamente le fonti antiche. Occorre un minuzioso controllo dei testi, (pagina per pagina, episodio per episodio), sul libro in lingua originale, la traduzione in italiano e le versioni del Leggio per valutare l’intervento letterario dell’autore-editore palermitano.

Note:
1) Con il titolo El Caballero Platir è menzionato da Cervantes nel capito VI del Libro primo del Don Chisciotte (mentre il cavaliere errante dorme, il curato, il barbiere, la nipote e una serva aprono la cassa dove conserva gelosamente tutti i libri di cavalleria. Il loro intento è di bruciarli per far guarire il malato. Questo è uno dei pochi libri che si salva dal rogo e dall’estinzione).



Giusto Lodico



 Giusto Lodico
 Istoria dei reali di Francia
 Cominciando Dalla nascita di Costantino
 Sino All’incoronazione di Carlo Magno re di
 Francia
 Palermo, Giuseppe Leggio Editore - 9818


    La “Storia” è composta da 26 dispense, XLVIII capitoli (i numeri romani non sono sempre scritti nella maniera corretta; ad esempio, nella successione dei capitoli, è indicato XXXXVIII mentre nell’indice è scritto in maniera corretta XLVIII), 401 pagine +3 di indice. La xilografia del frontespizio riporta la seguente didascalia: Prime imprese di Costantino in Costantinopoli uccidendo un terribile drago. Ogni dispensa è arricchita da una xilografia con didascalia tranne la 26, l’ultima. Tutte le dispense costavano 10 centesimi, tranne l’ultima, con meno pagine, che costava solamente 5 centesimi. Il volume è mutilo di una pagina (385-386) e della probabile xilografia. Alla fine di ogni capitolo è inserito un piccolo florilegio. Il marchio dello stampatore riporta un libro aperto con la scritta in inglese LAW a sinistra e JUSTICE a destra. La stampa venne realizzata dalla Tip. Commerciale, vicolo Paternò 20. L’anno di stampa è scrtitto in maniera errata, al contrario, 9818 anziché 1898. L’ultima pagina riporta la dicitura Al fine marzo p. v. si pubblicherà “Dolores e Straniero” ovvero il Prete Rinnegato, seguito al Guido Santo.

Il frontespizio della dodicesima dispensa


AI LETTORI (trascrizione)

Ai Lettori
La Storia dei Reali di Francia che dovrò presentare al cortese lettore ha un’importanza speciale, poichè essa non manca di nessuna parte ne è alterata come le edizioni che fino ad ora si sono pubblicate.
Essa è la vera edizione copia fedele dell’originale.
Infatti comincia dai tempi di Costante imperatore di Trebisonda padre di Costantino, s’intrattiene lungamente dei meravigliosi prodigi di questi, narrandoli con tutti i particolari, sino alla interessante conquista di Roma.
Davanti al lettore sfilano le narrazioni più attraenti di guerre, non sommariamente come in certe storie, ma con tutti gli episodi uguali a quelli dell’istoria dei Paladini Francia ed altre edizioni di storie cavalleresche da noi pubblicate, in modo da destare ammirazione ed entusiasmo.
Il diletto di questa lettura perciò è immenso e non viene mai meno dalla prima all’ultima pagina.
Bisogna consigliare a tutti la compra di questa storia, perchè essa è scritta bene, adorna di ricche illustrazioni e piena di particolari.
Sono sicuro che la pubblicazione della mia storia, per cui non ho badato a sacrifici incontrerà il plauso generale.
L'Editore


    Trascriviamo il giudizio di Dora Eusebietti su Lodico e Leggio (da Piccola storia dei burattini e delle maschere, SEI, Torino, 1966, pagina 335): Dobbiamo riconoscere l’apporto dato a questa forma letteraria tutt’altro che di secondo ordine da uomini come Giusto Lodico (1826-1906) che si può considerare l’Omero siculo dell’Opra cavalleresca, l’anello di congiunzione tra la letteratura cavalleresca della borghesia, media e alta, e quella che circa un secolo fa doveva diventare, tramite i pupi paladini, letteratura popolare nel senso più tradizionale. Lodico ha studiato per diventare maestro elementare, appartiene ad una categoria di gente, perciò, avvezza a prender tremendamente sul serio la Cultura in tutte maiuscole, quella da cui meno ci aspetteremmo licenze verso la medesima. Perciò le sue circa tremila pagine della Storia dei Paladini di Francia, edita a Palermo in quattro volumi dal 1858 al 1860 non sono cosa che veda in chiave burlesca la Cavalleria e i suoi ideali: L’opera, semmai,è troppo seria e alquanto monotona: ed il suo epigono, Giuseppe Leggio, palermitano più giovane di lui di una dozzina d’anni che diventa scrittore di professione grazie al puparo Giuseppe Pernice e al giornalaio-editore Giuseppe Piazza, pur ammirandola assai, la sfronda e la monda. I tre Giuseppe fanno amicizia e alleanza, nel 1885 Piazza stampa racconti cavallereschi che sono al culmine della voga, e un Assedio di Troia del Leggio. Otterrà poi dal Lodico di far ritoccare dal Leggio la sua monumentale Storia dei paladini: e l’opera piacerà tanto che Leggio ad un certi punto vorrà esser giudicato qualche cosa più che un semplice correttore o traduttore del Lodico, tanto da pretendere di veder sulla nuova edizione di quei paladini il suo nome e non quello del vecchio autore.



    Mettiamo adesso a confronto due trascrizioni dello stesso episodio (qualche studioso ha mai fatto un esperimento del genere?): le belle pagine dell’innamoramento di Fegra Albana per Rizieri.
    A sinistra il testo dell’episodio tratto da I reali di Francia di Andrea da Barberino nell’edizione veneziana del 1721.
    A destra lo stesso episodio tratto da I reali di Francia di Giusto Lodico (con o senza correzioni di Giuseppe Leggio) stampato a Palermo nel 1898.

Per disavventura di Rizieri, era a lato della regina una donzella, che era sua figliuola e sorella del re Arcaro; e come ella diede orecchio alle parole dell’ambasciatore, tanto s’innamorò di Rizieri che cominciò a sospirare, e disse all’ambasciatore:

Per disavventura di Rizieri, era a lato della regina una donzella sua figliuola, e sorella del re Archiro. Come ella diede ascolto alle parole dei messi, s’innamorò di Rizieri, che cominciò a sospirare e voltasi all’ambasciatore disse.



voi lodate in modo che par che voi l’abbiate veduto.

Voi il lodate in modo, che pare che voi l’abbiate veduto.



L’ambasciatore disse: Così piacesse a Macometto che ‘l fosse saraceno, come io l’ho veduto armato e disarmato per la fatta tregua, e molto più gagliardo e più bello che non dicemmo; e così il ciel volesse che col primo colpo, quando sarà in campo, fosse passato di una lancia.

Uno degli ambasciatori disse: Così piacesse a Macometto, (ognuno può valutare) che egli fosse saraceno, come io l’ho veduto armato e disarmato per la fatta tregua, ed è molto più gagliardo, e più bello, che noi abbiamo detto, e se non è così come ho detto col primo colpo, quando sarà in campo, fosse passato da una lancia.



La fanciulla soggiunse: Pian piano siano morti innanzi quanti pagani sono nel campo.

La damigella soggiunse pian piano: Siano morti da ora innanzi quanti pagani sono in campo.



Gli ambasciatori si partirono, e da lì a pochi dì andarono al loro viaggio,

Gli ambasciatori si partirono e ritornarono a Roma per raccontare al Soldano di avere adempiuto alla loro missione.



e la damigella, che aveva nome Fegra Albana ed era di età di quattordici anni, cominciò a pensare la gran possanza di Arcaro e la gran nominanza che avea, e poi da sé stessa diceva:

La damigella aveva nome Fegra Albana, ed era di età di quattordici anni. Ella appena vide partire gli ambasciatori e fu sola nella sua stanza cominciò a pensare alla gran possanza di di Arcaro, e la gran nominanza che avea, e dopo da se stessa diceva:



Oh quanta franchezza deve regnare in quel franco cavaliere Rizieri, da poi ch’egli ha morto Arcaro! Certamente io voglio che sia mio amante.

O quanta franchezza deve regnar in qual franco cavalier Rizieri, dappoichè egli ha ucciso Arcaro. Certamente io voglio che egli sia mio amante.



E tra se medesima deliberò di mandargli una lettera segretamente e un bel dono; e chiamato un donzello che la serviva, gli fece giurare sopra molte cose secrete a’ loro idoli, che di quello ch’ella gli dicesse mai non la paleserebbe.

E tra se medesima deliberò mandare una lettera segretamente, e un bel dono, e chiamato un suo fidato servo che la serviva innanzi, lo fece giurare sopra molte cose sacre ai loro Idoli, che di quello che ella dicesse se mai lo paleserebbe.



Il donzello timido giurò che ogni cosa ch’ella gli comandasse farebbe.

Il giovanetto timido giurò, che ogni cosa che ella gli comandasse farebbe.



Ella gli disse: Ti conviene andare a Roma, e vi menerai il mio bel destriero ed uno scudo ed una gioia di perle, cioè una ghirlanda, e da parte mia tu la presenterai a quel cavaliere cristiano per nome Rizieri paladino.

Ella gli disse: Ti conviene andare a Roma e menerai il mio bel destriero, uno scudo ed una gioia di perle, cioè una ghirlanda, e da parte mia tu la presenterai a quel cavaliero cristiano, chiamato per noi Rizieri paladino.



E di questa ambasciata scongiurò il messo, e fecelo da capo giurare per Balaim, loro dio, e per belzebù, e per tutti li dei, che mai non paleserebbe a persona cosa alcuna. Diedegli una lettera perché la desse a Rizieri, scritta di sua mano propria, in barbare parlare, e poi gli disse:

E di questa ambasciata scongiurò il messo, e fecelo nuovamente giurare per Balaim loro Dio, e per Belzebù, e per tutti gli Dei, che mai paleserebbe a persona cosa alcuna. Diedegli una lettera, che la desse a Rizieri scritta di sua mano propria in barbaro parlare. Poi gli disse:



Se niuno ingegno di parlare regnò mai in te, io ti prego che quando tu sarai con lui, a lui strettamente mi raccomandi, notificandoli a bocca come io non amerò mai altro uomo che lui: e pregalo se alcun amore lo piglia mai di me, che mi venga a vedere, benché la lettera mia nol dica; ma forse lo ingegno delle tue parole lo farà di me più innamorare.

Se nessun ingegno di parlare regnò mai in te, io ti prego, che quando tu sarai con lui, a questo strettamente mi raccomandi, notificandoli a bocca, come io non amerò altro uomo c lui, e pregalo, se alcun amor lo piglia di me, che mi venga, a vedere, benché la lettera mia lo dica, ma forse l’ingegno delle tue parole lo faranno di me più innamorare.



Diegli danari e senza saputa di alcuno mandollo via con lettere ed ordini di poter passare per tutto il paese senza essere impedito. L’altro giorno, entrato in una nave, passò in Sicilia e poi venne a Roma, e andando per la città, domandò del Paladino Rizieri, e lo incontrò.

Diedegli denari, e senza saputa di alcuno, mandollo via con lettere, e ordini di poter passare per tutto il paese senza essere impedito. Così imbarcatosi su di una nave, passò in Sicilia e poi venuto a Roma andò per la città. Ivi giunto, domandò del paladino Rizieri, il quale essendo che passava di là nello stesso momento assieme ad un suo compagno d’arme gli fu indicato, e quello lo andò ad incontrare.


    Ecco il testo della lettera di Fegra Albana:

La forza dell’amore e degli innamorati Dei è tanta, che niuna umana persona si è potuta mai ne può da quella difendersi.

La forza dell’amore, e degli innamorati Dei è tanta, che niuna umana persona si è potuta, ne può da quella difendere.



Molti e molte, per udire a lodare alcuno, o alcuna, già furono accesi di amore e di amare la lodata persona, e perché naturalmente la ragione dà e concede che chi cerca onore fa le operazioni e non la loda, ma dalla operata virtù si lascia lodare, questo è quello che di laude è degno.

Molti e molte per udir lodare alcuno, o alcune già furono accesi d’amore, e di amore la lodata persona, e perché naturalmente la ragione da, e concede, che chi cerca onore, fa l’operazioni, e non si loda, ma alla operata virtù si lassa lodare, questo è quello, che di laude è degno.



Per questa cagione io, fragile, non degna di tanto amore e tanto nobile quanto è quello che mi porge le vostre lodate virtù a tutto ‘l mondo manifeste, per questo, dico, di novello amore di voi appresa, a voi mi volgo, non perché io Fegra Albana, figliuola del re di Barbaria, sia degna di voi (tanto nobile siete voi sopra gli uomini viventi, e lodato!) ma solamente prendo ad amarvi, perché la virtù si deve amare e deve essere amata comunemente da ogni persona. Onde alla vostra gentilezza io m’inchino, e chiamo venere, perché con quella forza che ebbe nell’operato amore degli antichi amanti, faccia sì lei che tutti gli Dei che mai furono partecipi a medesima pena di amore, che accendasi così il vostro cuore ad amare me, come restò acceso il mio cuore ad amare voi.

Per questa cagione io fragile, non degna di tanto amore nobile quanto è quello che mi porge le vostre lodate virtù a tutto il mondo manifesti, per questo di novello amore da voi appreso, a voi mi volgo, non perché io Fegra Albana, figliuola del re di Barbaria sia degna di voi, tanto nobile siete voi sopra gli uomini viventi e lodato, ma solamente prendo d’amare, perché la virtù si deve amare, e deve essere amata comunemente da ogni persona. Onde alla vostra gentilezza io mi inchino, e chiamo Venere, che con quella forza che ebbe nell’operato amore degli antichi amanti, e prego lei, e tutti gli Dei, che mai furono partecipi a quella medesima pena d’amore, che accendano così il vostro cuore ad amare me; come hanno acceso il mio cuore ad amare voi.



E ben vi prego, se alcun secreto modo per voi si vedesse, a concedere che questi due amanti vedessero l’un l’altro.

E ben vi prego se alcun segreto modo per voi si vedesse, a conceder che questi due amanti vedessero l’un l’altro.



Io, Fegra Albana, amo il signor mio, e mai non lo ho veduto, ma io ho tanta speranza in lui, che mi par di essere certa che lo vedrò; e poiché veduto lo avrò, allegra io morrò, e morendo, gloriosa alle secrete cose dell’altra vita andrò.

Io Fegra Albana amo il signor mio, e mai non l’ho veduto, ma io ho tanta speranza in lui, che mi par essere certa che lo vedrò, e poi che veduto l’avrò, allegra io morrò, e morendo gloriosa, alle secrete cose dell’altra vita andrò.



Non so più che mi dire, perché li sospiri, le lagrime, l’amore, la paura di sdegno mi fanno tremare, e aspettando il mio servo a voi da me mandato, io dico: Ohimè, che novelle mi recherà egli?

Non so più che mi dire, perché i sospiri, le lagrime, l’amore, la paura di sdegno mi fa tremar e aspettando il mio servo a voi mandato, io dico, ohimè, che novella m’arrecherà egli,



E intanto volgo gli occhi alla puntuta spada con la quale aspetto la morte s’io non sono da voi amata.

e volgo gli occhi alla puntata spada con la quale aspetto la morte, s’io non sono da voi amata.



Io vi prego che voi non togliate il tempo ch’io debba vivere in questa vita. A voi dunque, signor mio Rizieri, mi raccomando. Fegra Albana, che a voi si raccomanda con desiderio di voi vedere.

Io vi prego, che voi non mi togliete il tempo che io debbo viver in questa vita. A voi signor mio Rizieri mi raccomando. Fegra Albana a voi si raccomanda con desiderio di voi vedere.


    Ecco un altro esempio, il confronto del bellissimo episodio della consegna dell’Orifiamma (la santa bandiera di Francia) da parte dell’Angelo di Dio.

A Sansone romito inginocchiato nell’orto, e fatta l’orazione, apparse un gran splendore; e apparse l’Angelo di Dio e gli recò quattro pani, e disse al romito:

Sansone fatta l’orazione, apparve un grande splendore, e venuto l’angelo di Dio, gli recò quattro pani ed una bandiera e gli disse:



Questo è Fiovo, figliuolo di Costantino e di Lucina tua sorella, ed è piaciuto a Dio che sia partito da Roma per grandi misterii;

Sansone, sappi che questo è Fiovo, figliuolo di Costantino e di Lucina tua sorella, a Dio è partito che egli sia partito da Roma per grandi misteri.



di lui nascerà gente che accrescerà molto la fede di Cristo, e Dio ti comanda che tu faccia loro compagnia,

Di lui nascerà gente che accrescerà molto la fede di Cristo, e Dio ti comanda che tu faccia loro compagnia;



perchè a loro sarà molto utile. Dirai a loro che vadano senza paura, e ch’essi acquisteranno di molti paesi: e porta questa bandiera a Fiovo, e digli che questa insegna ha nome Orifiamma, e non saranno mai cacciati di campo senza vittoria di coloro che per loro bandiera l’avranno;

perchè a loro sarai molto utile. Dirai loro che vadino senza paura; che acquisteranno molti Paesi. Porta questa bandiera a Fiovo, e digli che questa insegna ha nome Orofiamma, e che non saranno mai cacciati dal campo coloro che per loro bandiera gelosamente l’avranno,



ma che non la spieghi contra Cristiani, che il suo regno perirebbe; e sparí via.

ma che non la spieghino mai contro i cristiani, perchè il suo regno perirebba. Ciò detto l’angelo sparì assieme allo splendore.



Il romito prese la insegna, e lodò Dio molto, e mentre che favellava con l’Angelo nel romitorio era grande splendore, sí che molto confortava quelli tre Cristiani; e poco stette al romitorio il romito.

Ciò detto l’angelo sparì assieme allo splendore. Il Romito contento di sentire ciò, prese la insegna e lodò molto Dio. Durante che Sansone favellò con l’angelo, e mentre che favellava con l’angelo, i tre cavalieri si erano accorti dello splendore e ne restarono molto confortati. Indi poco dopo videro venire alla grotta il romito.



Tornato Sansone al romitorio, li salutò, e disse: Laudate tutti Iddio, imperocchè egli vide ch’io aveva forastieri a cena; già mi soleva mandare un pane, ora me ha mandati quattro; e disse molte orazioni, e ne fece dire a loro,

Tornato Sansone al romitorio salutò i tre cavalieri e disse: Lodate tutti Iddio, imperciocchè aveva forestieri a cena. Già mi soleva mandare un pane ed ora me ha mandato quattro; disse poscia molte orazioni, ne fece dire anche agli altri



e poi diede a ogni uomo il suo pane. Mangiarono, e ne avanzò a ognuno. Ed il romito abbracciò Fiovo e disse: Oh caro mio nipote, sappi che io sono il tuo zio Sansone, fratello della tua madre, e fuggii da Roma quando Costantino perseguitava li Cristiani; ora ch’è battezzato, laudo e ringrazio Dio.

e poi diede ad ognuno il suo pane. Mangiarono, e ne avanzò ad ognuno. Il romito dopo abbracciò Fiovo e disse: O caro nipote, sappi che io sono il tuo zio Sansone fratello di tua madre, e fuggii da Bisanzio quando Costantino perseguitava i cristiani. Ora che è battezzato lodo e ringrazio Dio.



Ora sappi che l’Angelo di Dio mi ha dato questa bandiera, ch’io te la presenti; e mandati a dire che tu vada senza paura che acquisterai gran paese, e che si faranno Cristiani: e tienti a mente, che quella gente che sotto questa insegna si conducerá non può esser vinta per battaglia.

Or sappi che l’Angelo di Dio mi ha dato questa bandiera, acciò te la presenti, e mi ha mandato a dire che tu vada senza paura che acquisterai gran paesi, i quali si faranno cristiani. Tieni a mente che la gente che sotto queste insegne si conducerá non potrà essere vinta in alcuna battaglia.



Allora gli disse ciò che l’Angelo gli aveva detto. Fiovo s'inginocchiò, e con grande riverenza prese la bandiera, ed appresso rispose: L’Angelo mi disse e comandò ch’io venissi con voi da parte di Dio, e che questa bandiera si debba chiamare Orifiamma.

Ciò detto narrò tutto ciò che l’Angelo gli aveva detto. Fiovo nel sentire ciò subito s'inginocchiò e con gran riverenza prese la santa bandiera.



Detto questo, Fiovo, Giovambarone e Sanquino si levarono in piedi e abbracciarono il romito, rendendo grazie a Dio, ed accettarono molto amorevolmente la sua compagnia, ed andarono a dormire su legna e fieno.

Dopo questo, Fiovo, Giovambarone e Sanguino si levarono in piedi ed abbracciarono il romito con grande trasporto, rendendo grazie a Dio, ed accettando molto amorevolmente la sua compagnia, andarono tutti a dormire.


   Come reagì Rizieri a questa lettera? Come Fiovo portò alla vittoria la santa bandiera? Al lettore basterà leggere l’avvincente e antica trama tessuta da Andrea da Barberino!

   Allo studioso il compito di continuare e completare questo confronto da me iniziato; un accurato confronto dei due testi (pagina dopo pagina). Allo studioso, dopo questo lavoro di confronto, il giudizio definitivo sui “Reali di Francia” a dispense.


Carmelo Coco 28/07/2014

[Tutti i libri mostrati in questo articolo fanno parte della collezione del Maestro puparo Salvo Mangano.
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